Strappare lungo i bordi: dal fumetto al film

Strappare lungo i bordi è una serie di animazione originale italiana scritta e diretta dal fumettista Zerocalcare (pseudonimo di Michele Rech), per la piattaforma streaming Netflix, in onda dal 17 novembre 2021.

La serie ruota intorno ad un viaggio in treno che il protagonista, Zero, compie con i suoi amici di sempre: Sarah e Secco. Ad accompagnare il personaggio principale è la coscienza dello stesso che assume le vesti di un armadillo antropomorfo che li fa visita all’interno dei vari episodi per ricordargli il motivo del viaggio che sta compiendo, dal quale però lui cerca di scappare e non affrontare. Si susseguono, nel corso della storia, racconti e flashback della vita di Zero che vanno dai ricordi legati alla scuola elementare, al liceo fino al tempo presente. Il tono di fondo è sarcastico e ironico, ma cela in controluce una vena più profonda e seria con una morale di fondo. Esilarante e commovente: proprio per questo motivo la serie si colloca all’interno della tabella dei generi nella posizione ibrida di commedia drammatica.

Per realizzare Strappare lungo i bordi Zerocalcare ha dovuto rivoluzionare gli approcci e le metodologie utilizzate nel suo ordinario lavoro da fumettista: passare, dunque, da una scrittura in solitaria, quella dei suoi fumetti, a una produzione collettiva, con più di 200 persone al lavoro con e per lui. Il disegnatore aveva da sempre espresso il desiderio di raccontare una storia non a fumetti ma a cartoni perché essi permettevano l’utilizzo di un linguaggio più diretto e accessibile; sentiva inoltre l’esigenza di avere accesso a una colonna sonora che accompagnasse gli episodi per poter essere in grado di controllare l’esperienza dello spettatore dal punto di vista sensoriale. Il suo sogno, quindi ha preso forma e si è realizzato proprio con questa serie televisiva animata.

Michele Rech: “Si è deciso di utilizzare lo stesso meccanismo del libro La profezia dell’armadillo”. Funzionale si è rivelata, dunque, la scelta di seguire questo modello, riprendendone i personaggi e una flebile trama orizzontale per condirla, poi, di episodi di vita vissuta, gag e scenette comiche che non per forza si raccordano con la trama principale. “Per il resto ho scritto ogni singolo episodio come scrivo i fumetti, abbastanza di getto. E una volta che si esauriscono, ci metto un punto“.

La collaborazione con Movimenti Production (casa di produzione) ha seguito un flusso creativo e produttivo simile a una partita di ping pong. Una volta scritto l’episodio, Zerocalcare registrava la sua voce e quella di tutti i personaggi su una traccia audio salvata sul suo cellulare, dando così il ritmo che desiderava al racconto. Abbinava la traccia a una forma molto grezza di storyboard cioè la sequenza disegnata della successione in ordine cronologico delle scene.

Successivamente venivano studiate soluzioni capaci di adattare l’idea di Zerocalcare alle diverse possibilità del linguaggio audiovisivo e dopo un confronto e l’approvazione di Zerocalcare, apportate le eventuali modifiche, la fase successiva prevedeva la registrazione dei dialoghi. Una volta animati i personaggi, che erano stati ricostruiti dai vari reparti dello studio di produzione, nei casi in cui era necessario, Zerocalcare è intervenuto per modificare espressioni e gesti, al fine di rendere i movimenti più credibili. L’idea di fondo era che, nonostante le differenti modalità di racconto tra un fumetto e una serie, si mantenesse un legame fra i due: il linguaggio del fumetto, dunque, doveva trovarsi sia nelle inquadrature sia nel design delle serie, mantenendo tuttavia invariate le regole del linguaggio del cinema.

Se Zerocalcare per esempio disegna i suoi personaggi come mezzi busti frontali, la regia tecnica può decidere di allontanare la camera dal personaggio, di inquadrarlo da diverse angolazioni, di esplorare l’ambiente circostante o di conferire un taglio drammatico alla scena, magari con la camera inclinata.

Zerocalcare non ha voluto che lo spettatore si ritrovasse come “davanti a un film”, preferendo “ricreare la situazione in cui uno si siede di fronte a un altro e gli racconta una storia: se ci sono altri personaggi non chiami un attore, imiti la voce dell’altra persona in maniera rozza“.(Giorgio Scorza responsabile della regia tecnica e produttore).

La produzione di Zerocalcare decide di riprendere il linguaggio dei suoi fumetti, differenziandosi dai registri utilizzati dai tradizionali cartoni animati. Mentre questi ultimi utilizzano codici linguistici sterili e monocorde, Strappare lungo i bordi decide di fondere insieme due registri differenti. Alternare, dunque, un linguaggio spesso e volentieri aulico al dialetto romano. Questo utilizzo di due estremi linguistici risulta funzionale al raccontare i contrasti e a dividere un piano astratto nel quale è possibile fare discorsi ampi e generali, da un piano più intimo della vita di tutti noi in cui è necessario un linguaggio diretto e colloquiale.

Zerocalcare, come già accennato, presta infatti la voce a tutti i personaggi cercando di riprodurne le fattezze, ad accezione dell’armadillo; solo nelle ultime scene decisive i personaggi acquistano una voce diversa e autonoma.

L’elemento che maggiormente differenzia i fumetti da una serie tv è il comparto sonoro.
 E’ stato lo stesso Michele, in un post su Instagram dedicato al lancio di Strappare lungo i bordi, a soffermarsi sull’importanza che la colonna sonora ha avuto all’interno della serie; aveva da sempre desiderato, infatti, che alcune scene arrivassero al lettore insieme a un determinato accompagnamento sonoro. Proprio per questo motivo ha deciso di inserire una vastissimo e variegatissimo numero di canzoni che accompagnano in maniera calzante gli argomenti e le vicende rappresentate. La funzionalità, l’aderenza e la pregnanza del comparto sonoro della serie è riconoscibile nell’immediato dal fatto che la maggior parte delle canzoni vengono associate in maniera diretta alle immagini che contornano e una volta che le ascoltiamo, senza avere sotto mano i fumetti animati dell’autore, ci sembra di essere davanti alla scena che abbiamo guardato e di risentire le sensazioni che ci ha suscitato;l e musiche risultano perciò in grado di ricreare quell’universo narrativo e sentimentale che Strappare lungo i bordi è in grado di accendere, facendoci evadere per qualche secondo dalla realtà immergendoci, nelle paure,  ei ragionamenti e nelle prese di coscienze del protagonista.

Carolina Angelini

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